Nascita e sviluppo dello Scoutismo a Mirandola

Nascita e sviluppo dello Scoutismo a Mirandola

15 Ottobre 2024 0

27 maggio 1917: nella sala maggiore del Circolo cattolico «Pro fide et patria» di Bologna, si assiste all’apertura del 1° Riparto della città.

Sotto una grande bandiera tricolore col Giglio Scout al centro, sono allineati i futuri esplora­tori cattolici, ancora privi della promessa scout, guidati dal Ten. Rag. Vittorio Piazzi, direttore del Riparto. Presenzia il Cardinale di Bologna, Giorgio Gusmini, il quale, nel rivolgere la sua affettuosa e paterna parola di augurio alla nuova Associazio­ne, con scherzosa bonarietà osserva come «den­tro quel grande tricolore vi si sarebbero potuti avvolgere tutti i componenti» ad indicare l’esiguo numero degli aderenti.

Il 1° Riparto della regione nasce così, durante la prima guerra mondiale, poco prima della disfatta di Caporetto. Il Bologna 1 fu la matrice, il modello, il propulsore di tutto il movimento scout cattolico regionale. Ecco perché, per arrivare allo scouti­smo in Mirandola, occorre ripercorrere i primi passi di quel gruppo scout e del loro assi­stente ecclesiastico, anima e cuore del movimen­to scout regionale.

A Bologna da un paio di anni si era costituito il Corpo Nazionale dei Giovani Esploratori; sotto motivazioni pseudo-scoutistiche nascondeva però una formazione puramente premilitare: ciò aveva fatto forte presa sulla fantasia dei giovanissimi, tenendo conto della situazione storica in cui l’Italia era venuta a trovarsi. Il corpo ebbe un boom colossale nel 1917, anno in cui si vide sfilare nel centro della città, al rullo di una ventina di tamburi, oltre un migliaio di Giovani Esploratori del G.E.I. in divisa.

Ai Dirigenti del Corpo Nazionale non garbava affatto l’idea di uno scoutismo confessionale e quando l’Ammiraglio Bettolo, allora presidente del Corpo Nazionale, firmò l’accordo con i cattoli­ci affinché questi aprissero loro sezioni di Esplora­tori, si aprì una nuova pagina nella vicenda dello scoutismo in Italia.

In questo clima di guerra alla frontiera e di aspre polemiche interne, il piccolo seme dell’ASCI ven­ne coltivato da don Emilio Faggioli, un giovane sacerdote, patriota, avvenirista (concordatario ed ecumenico ante litteram) eclettico e testardo. A lui va riconosciuto il merito di aver seminato, cura­to e raccolto i frutti del gioco scout nelle nostre zone.

Fu lui il primo assistente ecclesiastico regionale nonché il primo commissario ASCI della regione emiliano-romagnola.

Il 10 novembre 1918 le prime Promesse nella Chiesa di S. Giovanni in Monte. Erano presenti due Squadriglie, Aquile e Camosci.

La promessa venne pronunciata alla maniera Scout con le due bandiere, la tricolore e la bianca gigliata: iniziava un’avventura che niente e nessuno avrebbe potuto fermare, se non momentanea­mente e per un breve periodo.

Ben presto a Finale Emilia, presso il seminario gestito dai Salesiani, nacque il primo gruppo scout ufficialmente riconosciuto. Costituito nel 1921 fu “varato” ufficialmente nell’agosto del 1922.

Poco tempo dopo, a Finale Emilia, in stretto contatto con la realtà scout bolognese, la comu­nità salesiana ivi residente aprì un riparto scout il 4 luglio 1922. Ma il… fattore scatenante, quello da cui prese l’avvio lo scoutismo modenese, è da col­legare ai francescani del convento di San Cataldo in Modena.

L’eco di ciò che stava succedendo a Bologna, arrivò anche lì e non senza effetti. Da tempo circolava fra i soci dell’azione cattolica di quella parrocchia, e in città, la voce del nuovo movimen­to giovanile fondato da Baden-Powell nel 1907. Il successo strepitoso di questa pedagogia rivolu­zionaria, la possibilità concreta creata e portata avanti da qualche anno da don Emilio Faggioli, portarono alla decisione che i tempi erano maturi anche per Modena e provincia.

I giovani del circolo parrocchiale di S. Cataldo avevano in Umberto Bandieri e Alfredo Borsari gli animatori ideali per istruire un gruppo di ragazzi sulle prerogative dello scoutismo mondiale, date le precedenti esperienze di vita all’aperto, di giochi, di canti, di autoeducazione, dell’importan­za di una squadriglia, dell’amore fraterno, della buona azione, della divisa e della scelta cristiana nel servizio, che già stavano vivendo.

I ragazzi si entusiasmarono nel sentirsi protago­nisti della propria crescita sia fisica, sia morale, sia religiosa e il loro parroco, padre Samuele Roveda, francescano, (diventerà il 1° Assistente ecclesiasti­co di Modena) non meno entusiasta, fornì la sede vicino al campanile della Chiesa.

Il giorno 8 settembre venne da Bologna l’ing. Carlo Baietti, capo formatore dei campi scuola di Marola, assieme al dott. Giuseppe Garrasi vice capo del comitato Modenese.

Interrogarono gli “aspiranti” allo Scoutismo e li giudicarono idonei.

La domenica 10 Settembre 1922 vide la prima solenne promessa nella chiesa di San Cataldo. Assistevano numerose persone: parenti, amici, conoscenti, curiosi, un giornalista che scriveva di”reclute”.

Erano 19 i primi ragazzi am­messi, e formano tre squadriglie: le Rondini, i Cervi, i Leoni. Messa solenne. Alla fine l’organo accom­pagnò il canto: “D’innanzi a voi m’impegno sul mio onor e voglio esserne degno per te o Signor.

La giusta e retta via mostrami tu e la promessa mia accogli o Gesù”. Uno dopo l’altro questi ragazzi fecero la Promessa davanti ai loro Capi e furono benedetti da padre Samuele. Raggianti, col fazzolettone nuovo giallo-blu, uscirono sul piazzale della Chiesa, mentre le campane annunziavano la nascita del primo Riparto Scout dell’ASCI nella città di Modena

La crescita fu rapida; oltre ai già ricordati riparti di Finale Emilia e Modena San Cataldo, seguirono a ruota:

– Modena 3 Sant’Agnese, 2 novembre 1922

– Modena 2 Duomo, 12 dicembre 1922

– Camposanto 1, 26 giugno 1923

– Modena 4 San Faustino, 10 agosto 1923

– Modena 5 Santa Caterina, 28 agosto 1923

– Pavullo, 18 dicembre 1923.

Poi, nel numero 5 anno 4° dicembre 1924 della rivista regionale “Il Fiordaliso”, periodico mensile e organo di collegamento del commissariato emi­liano degli esploratori cattolici, leggiamo:

Deceduto il Conte Mario di Carpegna in data 3 novembre 1924. Capo dell’ASCI d’Italia decorato da Baden-Powell del lupo d’argento. Torna dopo un periodo di assenza, don Emilio Faggioli.

Dal diario del Jamboree di Copenaghen: Baden- Powell premia l’Italia per la gara tra lupetti vinta da quelli italiani.

Si inaugura il riparto primo di Mirandola, presen­te Alfredo Borsari con una delegazione del riparto Modena 1 San Cataldo”.

Per esteso, la notizia viene così riportata:

v “lnaugurazione del riparto esploratori cattolici. Finalmente! Sembrava proprio che la definitiva costituzione del nostro riparto non si dovesse più effettuare quando, all’insaputa persino del commis­sariato provinciale (non è vero Gastaldello?) dome­nica 26 ottobre i nostri “castorini” promettevano di diventare buoni esploratori scout esemplari. Semplice, simpatica e commovente la cerimonia alla Messa delle 11.00 in Duomo, belle sentite e sincere le parole dell’ass. eccl. Don Francesco Venturelli. E per queste abbiamo visto spuntare qualche lacrima dagli occhi dei genitori presenti, ed abbia­mo sentito in noi potente la forza di apostolato e di amore attraverso la nuova associazione.

Oltre ai genitori, assistevano il Rev.mo sig. prevosto, una rappresentanza del riparto di San Cataldo di Modena con il sig. Borsari, i presidenti della asso­ciazioni cattoliche locali, dell’unione nazionale reduci di guerra, e della federazione diocesana della Gioventù Cattolica.

Alla sera, nel teatrino del Ricreatorio, gli esploratori di San Cataldo diedero rappresentazione de “L’as­salto al castello”. Grande il successo ottenuto e che ha lasciato in tutti grato il ricordo di tanta festa e di tanto entusiasmo.

Al rev. sig. nostro Prevosto che in tutta la giornata volle sempre benevolmente seguirci, all’ass. eccl. Don Francesco e in special modo agli amici Borsari e Bandieri, vada da queste colonne il nostro ringraziamento e la nostra gratitudine.”

Gruppi esistenti in Emilia Romagna negli anni 1922 - 1928
Gruppi esistenti in Emilia Romagna negli anni 1922 – 1928

Cos’era successo?

Qualche anno prima, nel 1919, arriva a Mirandola il nuovo vicario parrocchiale don Francesco Venturelli assumendo l’incarico di rettore della chiesa del Gesù e di assistente dell’Ospedale-Ricovero e dell’Orfanotrofio.Veniva ad affiancare l’allora parroco Mons. Roberto Maletti, il quale trovò da subito, nel giovane sacerdote, un collaboratore affezionato e intelligente.

La Bassa modenese conosceva in quel periodo lotte sociali e politiche, che avevano però trovato pronte risposte anche a livello educativo da parte delle organizzazioni cattoliche di allora.

Fiorirono a Carpi, come già in altre diocesi i Circoli Giovanili Cattolici, soprattutto per il lavo­ro costante e profetico di don Armando Benatti. Nel Circolo di Carpi si temprò il futuro Servo di Dio Odoardo Focherini; egli, come vedremo, ispirato dai precedenti scoutistici posti da don Venturelli, diverrà uno dei fautori e responsabili del primo riparto di Carpi, nel 1926.

Il parroco don Maletti ben accolse l’iniziativa del giovane cappellano di fondare un circolo cattoli­co a Mirandola, intitolandolo a Giovanni Pico. Come già precedentemente successo a Bologna e successivamente a Modena, il circolo, collegato strettamente all’Azione Cattolica, divenne la culla del primo riparto scout.

Non sappiamo esattamente come e dove don Francesco conobbe lo scoutismo: probabil­mente attraverso la frequentazione di sacerdoti bolognesi e modenesi che si occupavano delle organizzazioni giovanili cattoliche e dello scam­bio pastorale di esperienze significative da essi vissute nella vicina Modena. Ma siamo certi che nutriva grande amore, interesse, passione, per lo scoutismo e, più in concreto, per i suoi esplorato­ri. Lo capiamo bene da un suo scritto, rivolto agli scout mirandolesi nel secondo anniversario di fondazione:

“Due anni sono trascorsi da quel mattino; due anni di sacrifici e di coraggio, due anni di lotta contro falsi preconcetti, contro ostacoli che in qualche momen­to dubitammo anche insormontabili. Si temeva che la natura protestantica dello scoutismo dovesse nuocere alla nostra fede religiosa, che i giochi e le passeggiate ci facessero dimentichi di ogni altro dovere, che il campo e la tenda nocessero alla nostra salute fisica, che la nostra divisa infine, ci allonta­nasse dagli altri ragazzi. Ma oggi, dopo due anni di perseveranza, dopo due anni di prove contrarie a quanto sopra, non è più così. […] Compreso anche da noi ciò che è scoutismo, sterminato ogni concetto di militarismo, liberati dall’accusa di fare politica e di trattenere i ragazzi dai nobili ideali della Patria, ma avvalorati dalla efficacia del nostro metodo in tutti i campi della formazione e della educazione dei ragazzi, noi sentiamo più forte il bisogno di una più vasta divulgazione dello scoutismo”.

 

Scoutismo_0001

I lavori di formazione del riparto iniziano nel 1923. E’ soprattutto grazie al costante collegamento tra Arnaldo Pozzetti e don Venturelli da una parte e Umberto Bandieri dall’altra, che si giunge alla fon­dazione del gruppo. Ritroveremo Umberto Ban­dieri lungo il percorso storico del gruppo scout di Mirandola, ancora nel 1946, come commissario provinciale.

Dopo un’entusiasmante e seria preparazione, si arriva al 26 ottobre 1924, giorno delle agogna­te promesse, pronunciate davanti al parroco, all’assistente don Francesco, al novello direttore del riparto Arnaldo Pozzetti (aiuto istruttore) di Mirandola, e al dirigente scout Alfredo Borsari, accompagnato da una piccola e fraterna rap­presentanza di scout modenesi. Formano una squadriglia di esploratori chiamata Castoro e una squadriglia di lupetti, i Grigi. Sono dodici in tutto, tra esploratori e lupetti, un direttore e un assi­stente ecclesiastico: una piccola ma solida com­pagine che nel lungo tempo darà frutti insperati.

1926- Walter Luppi davanti alla nicchia da lui costruita al campo a San Martino Secchia
1926- Walter Luppi davanti alla nicchia da lui costruita al campo a San Martino Secchia
1926 - Gaetano (Pacifico) Sgarbi mette in atto le sue grandi doti di cuciniere
1926 – Gaetano (Pacifico) Sgarbi mette in atto le sue grandi doti di cuciniere
Don Roberto Maletti
Don Roberto Maletti

Don Roberto Maletti

Una nota a parte merita don Roberto Maletti. Lo scoutismo mirandolese nacque anche dall’incon­tro tra la sua sensibilità sociale e la creatività del cappellano don Francesco Venturelli. Possiamo dire anche, perché il movimento scout fu una tra le tante iniziative parrocchiali di quegli anni: iniziative, appunto, di alto valore sociale ed eccle­siale. P. Alberghi in “Dizionario storico del movi­mento cattolico in Italia 1860/1980, III, 2. Le figure rappresentative” ne traccia la figura.

Nato da modesta famiglia di Fazzano di Correggio nel 1878, appena giunto al sacerdozio si vide affida­ta la direzione del settimanale carpigiano “L’operaio cattolico”, che, fondato dieci anni prima dal canoni­co P. Malagoli, aveva raggiunto ai primi del ‘900 una tiratura di circa 1200 copie.

Nel Carpigiano e, in genere, in tutta la pianura modenese, il clero e tutte le associazioni cattoliche operavano in condizioni molto difficili: nelle cam­pagne era diffuso il latifondismo e le grandi masse di braccianti, lasciate senza lavoro per gran parte dell’anno, erano controllate dai socialisti.

Don Maletti, dotato di penna facile e di parola suadente, attaccò con energia i programmi e le idee dei socialisti e degli anarchici, sfidandoli in frequenti contradditori. Il direttore de “L’operaio cattolico” era tuttavia convinto, sulla scorta degli insegnamenti sociali della Chiesa e delle idee del Toniolo, che il programma cristiano andasse verificato nel conte­sto sociale. Per questo ebbe rapporti di amicizia con Murri e, affiancando la sua opera a quella di altri sacerdoti, promosse la costituzione di gruppi DC; lo stesso periodico carpigiano ebbe, dal giugno 1905 al febbraio 1908, il sottotitolo di “Settimanale demo­cratico cristiano”.

Nel 1907 fu chiamato dal vescovo di Carpi, Mons. A. Righetti, a reggere come prevosto la parrocchia di Mirandola, roccaforte dell’anarco-sindacali- smo. Qui in breve tempo sorsero un ricreatorio giovanile, un ritrovo sociale per gli anziani e una biblioteca circolante.

Consapevole delle difficoltà cui andavano in­contro i contadini, quando i frutti della terra e dell’allevamento risultavano minori del previsto e preoccupato dal dilagare dell’usura, don Ma­letti costituì una Società di mutua assicurazione contro la morìa del bestiame e il Piccolo credito mirandolese, società anonima a capitale illimita­to, cui inizialmente aderirono circa cento soci. Le ostilità suscitate da tali iniziative culminarono il 17 ottobre 1909 quando una folla di fanatici, guidata da F. Corridoni, prendendo spunto dall’uccisione dell’anarchico F. Ferrer, invase con le bandiere rosse il Duomo di Mirandola, mentre il prevosto celebrava la Messa. Durante il Congresso cattolico della provincia di Modena nell’estate del 1909, don Maletti caldeggiò la costituzione del primo sindacato cattolico. Come aveva combattuto il settarismo socialista ed anarchico, don Maletti, che fu anche uno dei componenti del primo comitato provinciale del PPI modenese, avversò il nascente fascismo e sul suo periodico, la cui redazione fu spostata a Mirandola, ne mise in luce lo spirito violento e provocatorio.

Quando, il 17 agosto 1921, gli squadristi uccisero a rivoltellate un giovane parrocchiano di Mortizzuolo, dal balcone della sua canonica condan­nò l’ideologia che aveva armato la mano degli assassini. Per questo, insediatosi il fascismo al potere, don Maletti fu guardato con sospetto e le sue opere furono costrette a dibattersi tra mille diffi­coltà, quando addirittura non vennero soppresse, come avvenne nel 1924 per il Piccolo credito mirando­lese. Tre anni dopo questi avvenimenti don Maletti si spegneva.

Tratto da: Dall’Inghilterra alla Bassa Modenese

Storia dello scoutismo maschile e femminile a Mirandola, Camposanto, Finale Emilia, Carpi, San Felice sul Panaro, Mortizzuolo, San Giacomo Roncole dal 1922 al 1958.

Autori: Fabio Balboni – Stefano Zerbini

Anno 2008

Scoutismo

Lascia un commento

Your email address will not be published.