Il Gruppo FAI Bassa Modenese a Finale Emilia

Il Gruppo FAI Bassa Modenese a Finale Emilia

17 Marzo 2018 0

“A PASSEGGIO PER IL CENTRO STORICO DI FINALE EMILIA ALLA SCOPERTA DEI SUOI PALAZZI” .

Origini antiche e perse in folte foreste, corsi d’acqua e in valli allagate, Finale Emilia, detta “La  Venezia degli Estensi”, lega la propria millenaria storia al fiume Panaro che scorreva nell’abitato e lambiva la Rocca, favoriva trasporti, commerci, collegava a Modena, Ferrara, Comacchio e Venezia. Abitata, oltre che da un’attiva comunità ebraica, soprattutto da una borghesia mercatile e da una nobiltà di “tocco e toga” che molto investì con la costruzione di nuove residenze in città oltre che con acquisizione di fondi agricoli.

Il Gruppo FAI Bassa Modenese, costituito da arch. Marina Speziali(Capogruppo), arch. Isabella Bastiglia e Marco Rebecchi per le Giornate Fai di Primavera, propone un percorso itinerante nel centro storico, danneggiato dal sisma del maggio 2012, dove sarà possibile visitare i palazzi di Via Oberdan, Ferraresi, Bresciani-Rodriguez, Borsari, Nannini – Spinelli, Finetti, che testimoniano il particolare ruolo geografico ed economico che ha sempre svolto la città di Finale Emilia.

Il punto di accoglienza FAI per le visite dei Palazzi sarà in Piazza Verdi dove i visitatori riceveranno un Coupon che consentirà l’accesso ai vari Palazzi del Centro. Da qui, autonomamente, in base ad un percorso suggerito, i visitatori potranno recarsi nei vari Palazzi oggetto di apertura Fai, dove gli Apprendisti Ciceroni del Liceo M.Morandi li accompagneranno nella scoperta del sito.

Le visite saranno consentite Sabato 24 Marzo e Domenica 25 Marzo dalle ore 10 alle ore 17.

PALAZZO FERRARESI

Palazzo Ferraresi e Palazzo Baruffaldi, attestati sull’antica Contrada di Borgonuovo, vengono qui accomunati dalla presenza della seicentesca chiesa dell’Annunziata, scenograficamente arretrata rispetto al filo stradale, cui entrambi si rapportano, e fatto singolare, si collegano direttamente attraverso due piccole  tribune simmetriche con gelosie, che consentivano alle rispettive famiglie di assistere privatamente alle funzioni religiose. La tipologia dei palazzi è sostanzialmente analoga, anche se nel Palazzo Ferraresi è più raccolta; restaurato nell’Ottocento, presenta un androne passante che si affaccia sul giardino retrostante e conserva decorazioni sui soffitti del salone e delle sale di rappresentanza sia al piano terreno, sia al piano nobile.

Palazzo Ferraresi, scorcio del salone al piano nobile con affaccio sul giardino
Palazzo Ferraresi, scorcio del salone al piano nobile con affaccio sul giardino

PALAZZO BRESCIANI-RODRIGUEZ

E’ insieme al Palazzo Borsari uno dei più noti e citati palazzi di Finale Emilia, tuttavia sono assai scarse e contrastanti le notizie che possono fornire un quadro delle vicissitudini architettoniche e degli avvicendamenti della proprietà. La fondazione dell’edificio si colloca verosimilmente tra la fine del Seicento ed i primi anni del secolo successivo, coerentemente con la commistione stilistica tuttora leggibile, dal basamento a scarpa ai coronamenti delle finestre ormai settecenteschi. Ad un restauro del 1846 si debbono le fasciature in pietra sui portali e lo zoccolo dal forte aggetto e dal fitto disegno a bugnato.

Dall’atrio pausato da pilastri smussati si diparte l’elegante vano scala, con lo scaloncino a tre rampe sovrastato dallo stemma di famiglia e un fondale con la bella statua di Diana in stucco di fattura tardosettecentesca.

Nel palazzo i lavori continuarono per tutto il XVIII secolo e oltre, come attesta anche la decorazione della loggia al piano nobile, di gusto ancora neoclassico, scandita da una partitura architettonico-decorativa che la ricopre per intero fungendo da cornice alle scene e alle immagini mitologiche.

Palazzo Bresciani-Rodriguez, facciata
Palazzo Bresciani-Rodriguez, facciata
Palazzo Bresciani-Rodriguez, scaloncino
Palazzo Bresciani-Rodriguez, scaloncino
Palazzo Bresciani-Rodriguez, decorazione della loggia al piano nobile
Palazzo Bresciani-Rodriguez, decorazione della loggia al piano nobile.

PALAZZO BORSARI, ora  Bregoli e Rossi

È certamente uno dei complessi architettonici più interessanti della Bassa modenese, dove le principali residenze urbane e suburbane mostrano sovente un gusto piuttosto sobrio nell’uso delle partiture decorative sui prospetti, preferendo proiettare all’interno le aspirazioni ad una dimora di rappresentanza. Il fronte un tempo scenograficamente affacciato sul corso del vecchio Cavamento dal quale era possibile ammirare la lunga teoria di residenze nobiliari che tra il XVIII e il XIX sec. qui vennero ad attestarsi (e in larga parte compromesse  dal sisma del 2012), è ripartito da una griglia di paraste e cornici marcapiano su cui si innesta la duplice sequenza delle aperture finestrate al piano terreno e piano nobile, enfatizzate da eleganti coronamenti a timpano ed a lunetta, poggianti su peducci lavorati a riccio e a foglia d’acanto. Al plastico movimento della facciata principale, si contrappone il severo e scarno prospetto verso i giardini: un ampio spazio con serre ed edifici rustici con accesso secondario da Corso Giacomo Matteotti.  All’interno l’organizzazione degli spazi si articola in ampie sale di rappresentanza, dove la decorazione era affidata soprattutto agli stucchi in forma di volute e motivi floreali. Un importante scalone a tre rampe, originariamente scandito da un incedere di statue, porta al piano nobile.

Palazzo Borsari
Palazzo Borsari
Palazzo Borsari (foto Magni)
Palazzo Borsari (foto Magni)
Palazzo Borsari, facciata principale
Palazzo Borsari, facciata principale

PALAZZO NANNINI – SPINELLI

L’edificio della fine del ‘700 fu costruito sull’area di due edifici preesistenti; era costituito da un corpo principale con entrata sulla Via Nuova (Corso Cavour) e una entrata di servizio, al lato opposto, sull’attuale Corso Matteotti. Il corpo principale è formato da tre piani ed è unito, sul lato sud a edifici di servizio come scuderie, legnaie, lavanderie e rimesse, tutte raccolte attorno a un giardino interno.

Dopo l’Unità d’Italia, l’edificio apparteneva a un israelita, commerciante di grano, che finì in bancarotta e fu acquistato da Bartolo Nannini, proprietario agricolo bondenese, intenzionato a trasferirsi con la famiglia a Finale. Poi la proprietà passò ad Alberta Nannini, che nel 1947 sposò l’avvocato modenese Piero Spinelli. La copia fissò qui la propria dimora e apportò alcune modifiche e ammodernamenti.

PALAZZO FINETTI

Palazzo Finetti di aspetto settecentesco è collocato su un’area stretta e lunga che si estende sino a Via Trento Trieste, un tempo prospettante l’alveo del Panaro della Lunga poi colmato. L’elegante corpo residenziale si affaccia su Corso Cavour, con all’interno un giardino ornato da fontana. Al centro dell’area sorge invece la barchessa di servizio, inagibile, a sviluppo rettangolare con varco di passaggio al centro che permette la connessione del giardino della villa al verde di pertinenza. Già adibita a stalla, a ricovero carrozze ed abitazione del custode, presenta, sulla facciata rivolta verso la villa, i caratteri stilistici di metà ‘800 ispirati ad un marcato ecclettismo, mente il fronte secondario, sul verde di pertinenza, di minor pregio rispetto a quello principale, si presenta intonacato eccetto il corpo della stalla. Verso Via Trento Trieste sorgono invece i fabbricati già adibiti a magazzino e a deposito separati dal cancello carrabile.

La barchessa di Palazzo Finetti, facciata rivolta verso il palazzo
La barchessa di Palazzo Finetti, facciata rivolta verso il palazzo
La barchessa di Palazzo Finetti, facciata rivolta verso il verde di pertinenza
La barchessa di Palazzo Finetti, facciata rivolta verso il verde di pertinenza
Palazzo Finetti, accesso da via Trento Trieste
Palazzo Finetti, accesso da via Trento Trieste

VIA OBERDAN E I SUOI PALAZZI

L’attuale via Oberdan si estende da via rotta di Po alla via Trento Trieste, ma fino al 1935 essa si fermava a via Monte Grappa in corrispondenza dell’orto annesso al Convento di S. Chiara. E’ una delle strade che hanno supportato l’espansione dell’abitato di Finale a seguito dell’abbattimento delle mura che fino alla metà del Cinquecento circondavano il nucleo originario. Anche l’antica denominazione di “strada dietro la foza”, presente nella mappa di Ippolito Alinovi del 1654, ricorda che la via nacque appunto in corrispondenza dell’antico fossato adiacente le mura settentrionali del borgo medievale. In questa via troviamo  la casa in cui nacque l’abate Cesare Frassoni, il Palazzo Borsari di Final Vecchio, attualmente coperto da ponteggi, nel cui piano nobile sono presenti alcuni vani di particolare interesse come il “teatrino” o la “camera dell’alcova” poi adibita a cappella, il Palazzo Cassetti col suo elegante portale settecentesco nell’androne passante del piano terra e Palazzo Ramondini ora Molinari, che compare già in una mappa del 1725, le cui linee architettoniche della facciata fondono connotati stilisticamente più antichi (basamento a scarpa) con innovazioni settecentesche (cornicione a guscio) e successive (cornicione a beccatelli, modanature nei soprafinestra al piano nobile), che rimandano al coevo palazzo Bresciani di via Saffi.

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