Chicche dall'Indicatore Mirandolese 1877/1908 – La rotta del Po del 4 Giugno 1879
Un documento eccezionale, la cronaca della rotta del Po del 4 giugno 1879, descritta dettagliatamente dal cronista dell’Indicatore Mirandolese anno 1879.
Non erano ancora ristorati i danni cagionati dalla rotta del Po delli 23 Ottobre 1872 quando alle ore 3 antimeridiane del 4 Giugno corrente, dopo che il lento decrescere delle acque infondeva in tutti le più liete speranze, veniva repentinamente squarciato l’argine destro presso Borgofranco fra Revere e Semide. La rotta dicesi causata da un sifone o fontanazzo sviluppatosi a 200 metri dal piede dell’argine, che produsse una apertura di metri 40 circa per la quale le acque eruppero, estendendosi tosto sulla parte bassa della valle di Sermide.
Di qui ebbe origine anche pel nostro Comune una serie di sventure e di dolori che noi Cronisti patrii abbiamo il triste compito di narrare colla maggiore possibile accuratezza, affinché resti memoria di questo lugubre avvenimento che aggiunge un’altra pagina alla lunga storia delle nostre sventure.
Non appena giunse fra noi l‘infausto annunzio del gravissimo disastro il Municipio costituito in permanenza, d’accordo coll’autorità politica, prese i primi provvedimenti richiesti dall’urgenza per salvare e ricoverare i poveri inondati i quali qui accorsero ed accorrono in buon numero. Furono tosto costituite le compagnie di salvataggio e provvedute di tutto l’occorrente, organizzate le commissioni per provvedere di vitto e d’alloggio i colpiti da tanto infortunio. Una parte dell’ex Convento suore ed il fabbricato del manicomio furono destinati a ricoverare in città i profughi dalle ville sommerse, mentre il mobilio veniva raccolto nella chiesa di S. Francesco.
Nelle ore pom. del 4 giungeva fra noi il Deputato Razzaboni che si dimostrò molto penetrato della nostra situazione e promise la sua valida cooperazione per renderla men grave. Egli ripartiva nella sera per visitare il punto della rotta. Nel giorno 5 arrivava il Prefetto di Modena Comm. Ferrari che si dimostrò animato dagli stessi sentimenti filantropici. Anche il Senatore Massarani si trovava fra noi nel giorno 6 per visitare i luoghi inondati e per sollecitare la spedizione di commestibili, che egli generosamente inviava ai poveri inondati di Poggio-Rusco. Nella sera del 7 giungeva una compagnia di fanteria del 54 Regg. ed un drappello di pontonieri con tre barconi da salvataggio. Nel giorno 8 alle 2 pom. arrivava da S. Felice S. P. il Ministro della Guerra Mazò de la Roche conte Gustavo in unione ai Deputati Razzaboni e Bernini, al Prefetto dì Modena, all’Ispettore di P. S. e ad alcuni ufficiali che venivano accolti nella Residenza Municipale dal Sottoprefetto del Circondario, dal Sindaco, dalla Giunta, dai membri delle Commissioni municipali e da molti altri cittadini. — Dopo prese accurate informazioni sullo stato delle cose il ministro in unione alle persone sopraindicate si recava alla visita dei ricoverati, alle cui sciagure dimostrò di prendere il piu vivo interessamento. Si dichiarò molto soddisfatto delle disposizioni prese dal Comune per il ricovero e mantenimento degli inondati; disse che tutto era disposto per i tagli del Merlino e della Brandana per lo sfogo delle acque; promise di adoperarsi presso il Governo per pronti ed effìcaci soccorsi, e ripartiva poscia alle ore 4 pom. alla volta di Revere.
La rotta del Po, che era limitata da principio a pochi metri si allargava mano mano fino oltre a 200 metri, e le acque avanzandosi con discreta rapidità, causata dagli ostacoli che incontrarono nelle campagne ingombre dai fieni e dalle messi invadevano fino dalla sera del giorno 5 il nostro territorio e lentamente avanzandosi già nella sera del 7 le ville di S. Martino in Spino e Gavello erano interamente sommerse e parte di quelle di Quarantoli e Mortizzuolo.
Successivamente le acque toccavano ville di Cividale e Tramuschio e continuano ancora mentre scriviamo (13 Giugno) a crescere, nonostante che sieno attivi i tagli del Merlino e della Brandana.
Rinunciamo a descrivere i disastri dell’attuale inondazione che sono spaventevoli. — Immensa e di gran lunga superiore a quella del 1872 è l’ opera distruggitrice delle irrompenti acque che rapiscono ogni prodotto del suolo nel momento appunto in cui ripromettevasi un abbondante raccolto. Molli possidenti ed affittuarii sono interamente rovinati. Centinaia di famiglie profughe dai loro casolari sono gettate nella più squallida miseria. Il nostro Comune somministra il vitto giornaliero a circa 3000 persone e ne ricovera in citta oltre 400; avendo procurato con mezzi efficaci che la maggior parte si ricoveri nelle campagne suburbane, ed altrove. La sventura è immensa e soli i prodigi della carità pubblica possono rimediare in parte alle calamità prodotte dall‘inondazione.
E a dir vero ci ripromettiamo molto dalla pubblica beneficenza altre volte esperimentata, e che ha giù cominciato a spiegarsi cosi per parte del Governo come della Provincia, di diversi corpi morali e privati cittadini. E noi adempiremo certamente al nostro obbligo segnalando alla pubblica ri- conoscenza gli atti generosi di quelli che verranno in aiuto alle nostre sventure.
A questi rapidi cenni sulle prime conseguenze del disastro faranno seguito notizie più dettagliate e precise che noi attingeremo dalle migliori fonti per disporre cosi tutti i materiali occorrenti per una ordinata e precisa storia del tristissimo avvenimento.
Luglio 1879
Dopo 11 lunghissimi giorni di un lento ma continuo aumento giova sperare che col giorno 15 giugno le acque della inondazione abbiano raggiunto l’ultimo limite del loro desolante cammino. Tale prolungato aumento, non ostante che sino dal giorno 9 corrente fosse aperto il taglio del Merlino e dall’11 quello della Brandana, è dovuto in parte al non essere stati sin da principio pienamente officiosi i tagli suddetti; cosi che furono resi necessari ulteriori lavori di abbassamento e di allargamento, ed in parte alle escrescenze del Po il quale si è mantenuto a lungo molto alto per l’avvenuto scioglimento delle nevi,
Le acque stazionarie nei giorni 15 e 16 stazionavano circa 62 centimetri sotto il livello di quelle del 1839 e circa due metri meno di quelle del 1872.
Nella sera del 16 dopo 21 ore il livello delle acque sembrava diminuito di circa 4 cent. L’estensione dei terreni invasi dalle acque è di poco inferiore a quella delle precedenti inondazioni; il danno materiale però sarà di molto superiore, sebbene non si abbiano a lamentare danni notevoli nei fabbricati. — E ciò si comprenderà di leggierli solo che si rifletta alle precedenti rotte avvenute nella stagione autunnale. Per poco che ci facciamo a considerare il triste spettacolo che ci si presenta davanti non possiamo che rimanerne profondamente rattristati ed inorriditi. Le acque ricoprono circa 8000 ettari di terreno in parte alberato e vitato con messi lussureggianti e copiosissima quantità di fieno. Il numero nei nostri emigrati ascende a 4,500 circa: quelli che sono sussidiati e si trovano rifugiati alla Mirandola e suoi dintorni sono circa 3000. Si trasportarono altrove 4000 capi di bestiame. Alcuni fabbricati hanno sofferto per l’infuriare delle onde causate da venti impetuosi. I danni si riscontrano ogni giorno più forti. La gravità poi della situazione cosi del nostro Comune come degli altri Comuni inondati viene esattamente descritta dal Pungolo di Milano n.166 in un notevolissimo articolo che qui ristampiamo in parte:
» L’esempio dei Comitati di soccorso, sorti con lodevole prontezza a Milano e a Torino qualcosa ha fruttato: la loro pietosa sollecitudine ha un po’scossa la indifferenza: si parla adesso un po’ più delle inondazioni e un po’ meno delle solite attualità effimere: forse fra qualche giorno l’Italia che si è tanto commossa per Szègedino, saprà di essere stata colpita in parecchie delle sue più fertili e popolose regioni da disgrazie le cento volte maggiori, e da un disastro enorme, immenso: la rotta dal Po. Se allora non sarà tanto fortunata da poter ottenere dall’estero il soccorso che essa ha generosamente prodigato alle altrui sventure, é sperabile che almeno vi dedicherà tutta la propria attenzione: più presto ciò farà, sarà meglio, poiché le conseguenze del disastro sono già purtroppo terribili e il ritardo di energici provvedimenti può ancora aggravarle.
Percorrendo il perimetro dell’inondazione dal Po al Panaro, specialmente attraversando i territori dei comuni modenesi Mirandola e Finale, ci s’incontra una profonda sfiducia, massima sventura per i disgraziati, di cui annienta il coraggio, lo sconforto di essere trascutati, abbandonati.
Riconoscono che qualcosa si è fatto e si fa per loro,ma tutti vi dicòno: — questa è l’opera isolata di Comitati privati, di poche persone che per caritatevole istinto non rifiutano mài il loro soccorso per qualùnque disgrazia lo si domandi, e non sanno neppur esse la gravità dei nostri guai; l’opinione pubblica é in generale mal informata, indifferente ; e, quel che è peggio, li ignora il Parlamento, li ignora il Governo, poiché, mentre si votano miliardi per i beni ipotetici delle ferrovie future, si crede abbandonare accordandoci la pròmessa di qualche riguardo, e intanto non si fa nulla di serio, nulla di veramente utile, nulla che risponda alla importanza del disastro, nulla per ripararlo, per scemarne i deplorevoli effetti.
E, siamo giusti, questi lamenti non sono senza ragione.
È vero: non si sa bene, non si sa abbastanza, non si sa tutto, non si sa da tutti.
Fuori delle regioni colpite, non si conosce neppure l’estensione dell‘inondazione: il Secolo pubblicava giorni addietro una carta del paese – invaso dalle acque, nella quale erano dimenticati i territori del Modenese, il Mirandolese, il Finalese, che rappresentano da soli la metà del disastro. Le vivaci, colorite descrizioni dello squarcio dell‘argine a Borgofranco, delle tristi scene che ne seguirono, che i giornali ci hanno date, accompagnandolo di poetiche ed anche erudite divagazioni, non ci hanno fatto capire la gravità del male; si crede da molti che tutto sia finito, ci s’illude che i soccorsi dei Comitati, e i sussidii, che con parsimonia e con suo comodo concederà lo Stato possano riparare, rimediare a tutto.
Ma si tratta invece di una sciagura eccezionale, straordinaria; sono oltre quattrocento chilometri quadrali di terreni sommersi, nel mese di giugno, alla vigilia dei raccolti, che i frumenti singolarmente prosperosi, e le cànape con qualità superiore, promettevano copiosissimi. Quando — chi sa dirlo? – le acque si ritireranno, rimarrà uno squallido deserto: tutte le piante, che rappresentano un enorme capitale di spese- di fatiche sàranno morte; le scorte, i concimi, saranno distrutti e binsognerà cominciare da capo a preparare i terreni.
Sono quindici Comuni, fra cui alcuni contano quattordicimila abitanti; tre o quattro sono interamente coperti. gli altri hanno invase la maggiore e la miglior parte dei loro territorii. Un lago immenso ondeggia dagli argini del Po a quelli del Panaro, su i terreni ch’erano la ricchezza e la vita di ventimila persone.
La popolazione in parte, fu con lodevolissimo zelo, ricoverata dai municipii nei dintorni, ma i più preferiscono attendarsi sulle rive dell’acqua che ha divorate tutte le loro sostanze e le loro speranze. I contadini sono tenacemente affezionati alle loro robe: essi tengono l’occhio sui tetti da cui furono, al suono delle campane a stormo, strappati quasi a forza e tutto il giorno, colle loro navazze, che dovevano servire e pigiar l’uva, tramutate in barche, vanno e vengono intorno alle loro povere case, raccogliendo le imposte, gli assi, le cose che l’acqua ne va spiccando.
Tutto il perimetro è segnato da questa dolorosa emigrazione, gli argini da Revere a Bonizzo e oltre la rotta da Borgofranco a Sermide, a Bondeno, sono un lungo accampamento in cui la forzata miseria zingaresca contrasta con le abitudini civili e domestiche, trapiantate a disagio, alla meno peggio sotto baracche di stuoie.
Quelli che stanno sulle rive del Po, da Revere a Sermide e Bondeno, sono ancora più fortunati perchè la carità operosa, zelo del conte d‘Arco, e dei senatori Massarani e Pepoli ha richiamato con pronta attenzione della pietà pubblica, e sono venuti soccorsi per i più urgenti loro bisogni.
Peggio si sta nella provincia modenese, dove fino a ieri non avevano ricevuto nulla e sono, per dimenticanza o insufficienza delle informazioni, rimasti esclusi persino nel sussidio accordalo da S. M. li Comuni hanno dovuto da soli sopperire ai bisogni più urgenti; l’hanno fallo, mettendosi d’accordo, finora mirabilmente; soccorrendo senza distinzione gl’infelici che si trovano piu vicini al Comune anche se non vi appartengono. A Finale si distribuiscono giornalmente tremila razioni di pane quasi altrettanto si fa a Mirandola e a S. Felice.
In grazia di questo e anche un po’ della stagione, finora la popolazione si e mantenuta tranquilla. Ma non bisogna illudersi: è una calma punto rassegnata, uno stupore in cui si presenta la disperazione e lo mostrano i suicidii che qua e là cominciano a deplorarsi.
L’ avvenire si affaccia cupo e minaccioso: quest’autunno tutta quella gente non avrà nè tetto, nè alimento, né modo di procacciarsene; le case, quelle che rimarranno in piedi, saranno malsane, inabitabili : non tutte le famiglie intere possono emigrare.
I sussidi municipali non possono continuare indefinitamente; quando — e non andrà molto, i mezzi dei Comuni siano esauriti, bisognerà sostituirli e con larghezza anche maggiore, perché i bisogni cresceranno, e la stagione non sarà sempre così buona. Nè c’è da aspettarsi troppo dai proprietarii : essi, in generale, si mostrano pieni di zelo e di carità — e non abbandonano i loro contadini — ma sono danneggiati anch’essi, hanno perduto non solo le rendite dell’anno, ma i risparmi e le scorte e quasi il valore capitale dei loro fondi: essi faranno quel che potranno; daranno le case che l’acqua lascia in piedi — non si può sperare che le riparino e le risanino.
Ci sono dei serii pericoli per la salute di quei paesi e non di quelli soltanto. Tutto intorno, massime verso il Panaro, dove la vegetazione era più lussureggiante, le acque lasciano, abbassandosi, dei detriti paludosi, onde già esalano miasmi intollerabili. Il lago dell’inondazione é ora un immenso maceratoio: se non si prendono i più energici provvedimenti per asciugare e risanare subito i terreni prima dei grandi calori, nascerà certamente una infezione — e chi può dire se si fermerà là?…… »
Fin qui l’articolista del Pungolo, e noi ritornando a parlare in ispecial modo del nostro Comune dobbiamo convenire che in mezzo ai disastri che straziano queste misere popolazioni si trova soltanto conforto nel vedere sorgere ovunque pietosa là carità cittadina a porgere’ sollievo a tanti sventurati. Comitati di soccorso s’instituiscono non solo in quasi tutti i Comuni più notevoli della provincia, ma anche in alcune fra le principali città d’Italia. E noi dobbiamo in parlicolar modo molta riconoscenza alla generosa Milano, la città della beneficenza, che si commosse grandemente delle nostre sventure; e dopo aver inviato da noi nel giorno 16 un membro del suo Comitato di soccorso presieduto dal Senatore Annoni per assumere informazioni precise sulle nostre sventure, spediva poco dopo 18 colli d’indumenti medicinali ed altri oggetti diversi, 40 quintali di gran turco e 12 quintali di farina da distribuirsi ai poveri inondati del Circondario. Questi atti di splendida generosità per parte di una lontana città a nostro riguardo sono superiori ad ogni elogio.
Il vescovo della nostra Diocesi Mons. Gheraldo Araldi fino dal giorno 8 corrente faceva un caldo appello ai suoi diocesani con apposita circolare affinchè venissero in aiuto ai poveri inondati ed ingiungeva ai parrochi «di fare almeno due volte nelle loro Chiese una pubblica questua.scegliendo giorni festivi di maggior concorso.
Il Sommo Pontefice Leone XIII commosso egli pure pei nostri disastri-inviava al suddetto Vescovo Lire 1000 a sollievo degli inondati Mirandolesi.
Qui in Mirandola si sono costituiti due Comitati di soccorso, l’uno per impulso di privati cittadini; l’altro per iniziativa del Municipio. Riproduciamo i relativi manifesti e, per primo, quello del Comitato cittadino che é del seguente tenore:
» Compatrioti! ! Un immane ed irreparabile disastro ha colpito queste belle ed ubertose contrade. — Alla vigilia di raccogliere il frutto dei sudori versati per 12 mesi infondendo col lavoro vita ad estese ed improduttive zolle, lo squarcio d’un argine del Po, ha immerso nell’acqua e nella desolazione tutta quella plaga che sta tra il Po, la Secchia ed il Panaro, cosicché interi paesi e numerosa popolazione campagnuola si sono visti in balia delle onde; perdendo ogni sostanza.
Centinaia e centinaia di naufraghi si sono ricoverati nella nostra città che mai verrà meno nei grandi cimenti. Il Municipio fa ogni sforzo onde alleviare i mali di cui sono stati colpiti migliaia di persone e con carità fraterna somministra pane ai poveri; ma basta il pane a nutrire donne lattanti, e in gestazione, bambini sfibrati e vecchi impotenti? No! Egli è quindi allo scopo di rendere men dura l’esistenza di questi derelitti che noi ci siamo costituiti in Comitato, facendo appello alla filantropia di tutti gli uomini, di cuore, invocando da tutti, nella misura delle loro forze, un aiuto affinchè sia a noi dato mercè le spontanee offerte di somministrare ai refugiati della rotta giorno per giorno una tazza di minestra e qualche indumento.
Compatrioti ! Non è il caso dire che il bisogno é urgente, e che urgente- è il rimedio.
Le offerte si ricevono in Mirandola nel Negozio di Campovecchi Guido, e quelle fuori direttamente al Comitato.
Si avvertono gli oblatori che si accettano doni in oggetti.
Il Comitato – Moggi Antonio pretore, Campovecchi Guido, Ceretti Celso, Crema Alberto, Mari Ramerò, Bozzi ni, Agostino, Braghiroii Silvestro. Canepari Vincenzo, Bassi Enrico. Salvioli Eugenio, Guagliumi Luigi, Porta dott. Nicoinede.
Il Comitato Municipale pubblicava il seguente manifesto:
» Le più fertili terre della bassa Provincia Modenese sono inondate e depopolale terribilmente dalle acque del Po. Perduto l’intiero frutto di ben diciassettemila ettari del più ubertoso terreno, crollate in parte le case, le agresti famiglie ricoverate e nutrite dalle vicine Città; ecco il miserabile spettacolo che si offre allo sguardo.
La Mirandola, la quale ha ottomila ettari di terreno inondato e,accoglie in sè e nei dintorni cinquemila persone profughe da quattrocento ottanta case, per il salvataggio e per la sussistenza dei tanti infelici sino dai primi giorni, ha sostenuto gravissime spese e troppo superiori alle sue forze e deve continuare a sostenerne.
E perche gravissimi argomenti concorrono a provare, essere avvenuta questa seconda calamitosissima inondazione non per forza maggiore, ma per colpevole negligenza degli uomini: tutti credemmo che il Governo del Re, chiamando sè responsabile del fatto dei suoi dipendenti, avrebbe, coll’autorità del Parlamento, risarcito i danni dalla inondazione recati. Ma questa fede, generata in noi dal sentimento della civile giustizia, purtroppo adesso vien meno per la insufficienza delle proposte misure legislative.
In tale contingenza di cose e perchè urge provvedere alla sussistenza di tanti infelici il Comune della Mirandola ci costituiva in Comitato di soccorso.
E noi per chiedere aiuto ci rivolgiamo primièramente a tutti i Comuni d’Italia, fiore e speranza della Nazione, e, in nome delle patrie comuni tradizioni, invochiamo da essi la carità dei fratelli.
Noi ricorriamo alla filantropia delle Provincie è dei Corpi Morali ed al cuore generoso di tutto il Popolo Italiano.
Il cuore di questo grande Popolo a gara di nobili entusiasmi si accende dove l’umana sventura ha tributo di pianto. Sono sette anni che l’Italia tutta concorse a sollevarci in consimile sventura e noi benedicemmo il magnanimo slancio dei generosi soccorritori. Ed ora ad essi additiamo una turba di miserevoli supplici, colpiti da ben maggiore sventura, onde all’ampiezza ed alla crudeltà del presente disastro si adegui la privata e la pubblica carità.
Qui sulla destra del Po, un Comune fra i più ubertosi d‘Italia, stanno per mancare i mezzi dell’umana sussistenza se all’indirizzo di questo Comitato non si mandano pronti ed efficaci gli aiuti.
Il dono del ricco, l’obolo del povero ci saranno egualmente preziosi, e insieme attesteranno al cospetto della storia quale vincolo ci leghi anche nei giorni della sventura.
Il Gomitalo – Molinari doli. Francesco,’ Montanari doti. Benedetto,, VaJmiro Bocchi, Montanari ing. Leopoldo, Borellim capitano Francesco, Molinari Tosa11i Pietro, doti. Angelo Ferelli, Magnanim Giuseppe, Tabacchi Alberto, Fidgeri doti. Francesco ».
Né a tali calorosi appelli mancò di tosto corrispondere la carità cittadina e noi siamo lieti di aprire subito le colonne del nostro periodico per registrare le offerte per gli inondati, e ciò a meritata lode degli oblatori e ad incoraggiamento degli altri.
Ora è più che mai necessario che la carità privata, che con tanta spontaneità e sollecitudine si prestò a vantaggio dei poveri inondati, supplisca allo scarso ed insufficiente aiuto di L 300,000 che il Parlamento nazionale fìssava quale soccorso dello Stato a prò dei danneggiati dal Po, dall’ Etna e dai terremoti. E a questa carità privata noi ci rivolgiamo ancora, convinti che essa farà tutti i possibili sforzi, darà tutto quello che veramente può dare, sostituendo ad una avida disposizione legislativa una splendida ed efficace dimostrazione di patriottico affetto, di vera, di calda, di generale fratellanza.
Segue un lungo elenco delle prime offerte, per singola persona, al Comitato Cittadino per un totale di L.1300.
Prosegue
Il nostro Comune ha avuto a tutto il 28 Giugno i seguenti sussidi:
Dal Governo per mezzo della Prefettura L. 2,000; dalla Deputazione Provinciale di Modena quale Camitalo Centrale Provinciale di soccorso L. 4000 sui fondi disposti dalla Provincia; L. 2000 sulle oblazioni raccolte da diversi; e L. 4000 sui fondi assegnali dal Governo; cioè un totale di L. 12,000. A questi introiti bisogna contraporre una spesa a tutto il 28 Giugno di circa L. 20000. La suddetta Deputazione Provinciale col Prefetto Comm. Ferrari si recava fra noi nel giorno 18 scorso Giugno. Dimostrò di prendere il più vivo interesse pei nostri disastri, percorse in barca parte della vasta plaga inondata, spingendosi fino al Gavello, constatò l’immensa gravità dei danni per l’alleviamento dei quali promise la sua cooperazione, dispose colla Giunta diversi provvedimenti in ordine alle persone da sussidiarsi e ripartiva nella sera.
Nel giorno 21 successivo arrivava fra noi il Comm. Tito Ronchetti Deputalo e Presidente del Consiglio Provinciale di Modena. Dopo aver prese accurate informazioni sullo Stato delle cose visitò alcuni luoghi inondati, verificò i danni e la putrefazione dei raccolti che scopronsi al ritirarsi delle acque, ed assicurò d‘interessarsi a nostro vantaggio presso il Governo e la Provincia.
Frattanto continua il decrescere della inondazione, sebbene sia molto lenta, ed per qualche giorno le acque sono rimaste quasi stazionarie. Infatti dalla sera del giorno 16 fino al giorno 28 Giugno in cui scriviamo, le acque non sono diminuite che di soli Mètri 1,25.
Le acque della inondazione hanno continuato a decrescere nei passati giorni. Il loro ritiro però è stato lento in causa sempre delle escrescenze del Po. Finalmente poi il 5 Luglio corrente la diga d’interclusione della rotta cominciava ad emergere dalle acque, e l’8 elevavasi metri 0,50 sul pelo del fiume. Si continua poi a lavorare cosi per poi portare la diga all’altezza prescritta onde applicarvi sulla fronte i teloni per impedire la trapelazione, come anche per elevare l’arginello provvisorio interno che deve servire ad impedire l’espansione delle acque nel caso di una eventuale media piena, e a contenere le acque delle filtrazioni che si potessero manifestare attraverso la diga. Se il Po seguiterà a decrescere i lavori della chiusa proseguiranno senza interruzione e raggiungeranno ben presto il loro termine. Frattanto le acque della inondazione hanno sfogo pei loro condotti e giova sperare che noi saremo ben presto liberati dal terribile flagello che ci ha recato tanta desolazione. Le condizioni poi dei nostri poveri inondati sono sempre tristissime, ed il Comune è seriamente preoccupato per trovar modo di sovvenire a tanti bisogni. Vero è che la pubblica e privata carità non vien meno alle dolorose emergenze e noi ci affrettiamo a continuare l’indicazione degli atti generosi compiuti a nostro riguardo.
Segue un ulteriore elenco delle offerte
……Il Comitato Municipale ebbe poi la felice idea di promuovere una lotteria di Beneficenza a vantaggio dei poveri inondati e pubblicava in proposito il seguente manifesto :
» Questo Comitato di soccorso, dopo aver fatto non indarno appello alla pubblica ed alla privata carità a vantaggio dei poveri danneggiati dalla inondazione, ha avvisato ad un altro mezzo per venire in aiuto a tanti sventurati. Tale mezzo progettato si è una Grande Lotteria di Beneficenza. Questo pensiero del Comitato non appena è stato reso noto fu accolto dovunque con grande favore. Infatti a quest’ora furon già offerti per la Lotteria diversi premi di valore tra cui notevolissimo per sé e per la qualità del Donante si é un astuccio contenente un servizio in argento, composto di una zuccheriera con coperchio e dodici cucchiaini dono di S. M. IL RE D’ ITALIA.
Affinché però la progettata Lotteria possa avere il suo pieno effetto è necessario che un maggior numero di premi accennda sempre più la gara ed accresca la beneficenza. A tale scopo il Comitato ha giudicato utile ricorrere di nuovo alla carità pubblica e privata al fine di ottenere oggetti che possano servire quali premi per la lotteria che si sta organizzando.
Non appena si sarà ciò ottenuto verrà pubblicato il programma della lotteria, col giorno dell’estrazione, colla precisa indicazione del numero e della qualità dei premi assegnati, e colle norme da seguirsi in proposito.
Frattanto il Comitato per mezzo del Municipio farà tutte le occorrenti pratiche presso la superiore Autorità Governativa per la necessaria autorizzazione e per poter ottenere tulle le possibili agevolazioni allo scopo che la proposta lotteria possa tornare di grande vantaggio ai poveri colpiti da tanta sventura.
Le offerte si ricevono presso il Comitato che ha sede nel Palazzo Municipale e presso il Cassiere Sig. Valmiro Rocchi ».
Lo acque della inondazione non avendo piu sfogo pei tagli del Merlino e della Brandana, ed essendo sostenute dall’ argine dei Mori, di cui invano si chiese il taglio al Ministero dei lavori pubblici, defluiscono lentamente per la Burana, e non abbandoneranno così presto la parte bassa del nostro Comune, la quale del resto era già prima della rotta ripiena di acque pluviali. Il prolungato ristagno della acque ha già cominciato a produrre i suoi tristi effetti, giacchè moltissimi, specialmente fra quelli che sono andati ad abitare nelle case già inondate, sono caduti ammalali di febbri intermittenti che loro vietano qualsiasi proficuo lavoro ed aggravano sempre più il Comune di spese. Tali spese ammontano a tutto il 10 Agosto a circa L. 33.000, ed i soccorsi avuti dal Governo e dal Comitato centrale provinciale dì sussidi giungono appena a L. 30,000. Frattanto lo zelo e Operosità dei Comitali locali di soccorso non vengono meno e noi continuiamo di buon grado l’elenco degli offerenti.
Al Comitato cittadino sono pervenute le seguenti ulteriori offerte:
Segue elenco delle offerte.
Poche cose ci restano ad aggiungere a quanto scrivemmo nell’ ultima nostra cronaca. Le acque ristagnano ancora nella parte bassa del Comune, ma per poco che continui ancora l’attuale stagione asciutta presto ne saremo affatto liberi. Col giorno 26 dello scorso Agosto sono stati sgombrati quasi del tutto i locali occupati dai poveri inondati, che sono ritornati alle loro abitazioni. La chiesa di S. Francesco, già destinata fino dal 4 Giugno per ricovero delle masserizie degli inondati, é stata riaperta al culto il 30 Agosto. Le febbri continuano a travagliare gli abitanti delle ville già sommerse dalle acque del Po, ed il Comune è aggravato di sempre nuove spese, le quali ascendono già a L. 40,000, mentre i sussidii ottenuti dal Governo e dalla Provincia giungono appena a L. 30,000.
I Comitati locali di soccorso proseguono a gareggiare per meglio raggiungere lo scopo di loro istituzione.
Il Comitale cittadino ha avuto il lodevole pensiero di prumuovere una piccola Lotteria dì beneficenza, la quale ha avuto luogo nei giorni 6, 7 e 8 del corrente Settembre nei locali dell’Asilo ed ha fruitato un reddito netto di L. 354,09 che riunite alle altre L. 1998,79 raccolte precedentemente danno un complesso di L. 2353.78 ricavato a vantaggio dei poveri inondati.
La grande Lotteria promossa dal Comitato Municipale ha incontrato il massimo favore, come può rilevarsi facilmente dall’ elenco generale dei premi pubblicato dal Comitato suddetto, che qui ristampiamo per intero in continazione ed a compimento delle offerte per la Lotteria stessa da noi pubblicate nei numeri precedenti. Qui poi merita di essere specialmente ricordato il prezioso cammèo donato dal Sommo Pontefice LEONE XIII, il quale dopo aver concorso generosamente a sollievo degli inondati, ha voluto con questo nuovo atto di regale munificenza dimostrare il vivo interessamento che prende per le sofferenze di tanti sventurati di questo nostro Comune.