Chicce dall'Indicatore Mirandolese – 1877-1908 – Bollettino d'agricoltura
Periodico mensuale di memorie patrie (1877-1908)
Dalla biblioteca di Alberto Toscani
A cura di Maurizio Bonzagni e Fabrizio Artioli
BOLLETTINO D’ AGRICOLTURA
Dal solito nostro corrispondente Ecc.mo Sig. Dott. Luigi Ghirelli riceviamo le seguenti linee che di buon grado pubblichiamo :
Poiché si avvicina la seminagione dei frumenti autunnali desidero richiamare l’attenzione de’ miei amici campagnuoli sulla convenienza di preservare questo prezioso raccolto dai gravi danni che suole il medesimo patire e per la malattia del carbone o mortella, e per la devastazione dello zabro; animando questi miei collaboratori a procacciare ai loro campi la salvezza da questi due capitalissimi nemici.
La mortella si vince, o dirò meglio si evita assolutamente calcinando ben bene il frumento destinato alla semina — ma per calcinarlo ben bene conviene sciogliere la calce in acqua resa satura di solfato di soda — Per un ettolitro di frumento basta un mezzo chilogramma di questo sale, la cui proprietà é quella di fissare ossia attaccare la calce ai chicchi del grano, sicché ne restino intonacati di una pellicola calcinosa che altrimenti non avverebbe col solito metodo della calce disciolta in acqua pura.
Circa poi allo zabro debbo confessare che rimedio diretto veramente non ci é, e infatti vogliate osservare alle fasi della vita di codesto pernicioso parassita per accogliere le mie osservazioni e proposte.
La larva dello zabro compie il perìodo di sua vita ritirandosi a 40 e più centimetri sotterra nei campi che devastò, c tramutandosi in scarafaggio, circa sul finir di maggio, in un cunicolo che si ebbe preparato nel sottosuolo vergine, ossia non tocco dall’aratro o dalla vanga.
In questo nuovo abito esce nottetempo a pascere graminacee e granelli nei circostanti luoghi, donde torna alla sua tana al levar del sole; a modo delle vespe, che, vagato per lontani luoghi tutta la giornata, tornano la sera al loro vespaio: e lo zabro continua in tale costume finché qualche strana cagione (come sarebbe un forte vento) non cacci in diverso e lontano luogo, sicché non valga a ritrovare la sua abitazione per rimbucarvisi.
Inetto a generare nel primo anno di vita come insetto perfetto, rimane tale per circa 17 mesi ; scorsi i quali si accoppia nel settembre, nell’ottobre, nel novembre, emettendo la femmina le sue ova in quei campi, che nell’anno furono messi a marzatelli e anche a canapa, e nei quali torna il frumento (secondo il comune avvicendamento) di cui fanno pasto le voraci larve.
O questi insetti vi recano danni lievi sicché siete certi di buon ricolto, e allora non torna occuparsene; o i danni sogliono essere gravi, ed allora bisogna tentar riparo agli stessi in modo energico e razionale.
Consiglio quindi e prego gli agricoltori dalla mano incallita e dalla negra pelle a non seminare in autunno quei campi ove sogliono veder perire i frumenti per l’opera degli zabri, ma investirli invece nella primavera futura a marzuoli, assicurandoli per esperienza mia chd ne andranno contentissimi. Ma i loro campi sieno opportunamente arati, o vangati, raschiate le carraie in qualsiasi modo, affinchè il cibo difetti agli invasori, che sbocciano dalle innumerevoli uova.
Sul qual proposito mi permetto di osservare che vari altri rimedi proposti sono affatto vani e inapplicabili, cominciando da quelli suggeriti dal benemerito professore Corti, del quale peraltro professo stima e venerazione.
Per esempio: 1° la distruzione delle ninfe o crisalidi arando le stoppie dal 10 al 2o maggio; perchè in questa epoca non si sono peranco mietute le spiche che scamparono dai vermini, e perchè queste ninfe sono cosi profondate, che ben difficilmente giunge l’aratro a dissotterrarle.
2.° La distruzione delle larve che divorano i frumenti; perchè queste o sono ancor apode e annidate entro la piumetta del frumento, o si sono profondate tra le sue radici, e in allora si finisce per distruggerlo o rovesciarlo anziché salvarlo.
3° La distruzione dell’insetto perfetto, raccogliendo sulle spiche in tempo di notte; perchè più presto ne verrebbe una grandinata che un profitto, quando i raccoglitori per raggiungere gli scarafaggi non si armassere di ali a modo di Dedalo e di Icaro.
4°I fossetti e le fanghiglie in cui abbiano a rimaner annegati o invescati; perchè è cosa smentita dalla inondazione del Po, le cui piene sommersero per mesi e mesi nel 1872 le nostre povere terre, nelle quali sebbene perissero le larve, scamparono gli scarafaggi, che nel successivo autunno ricomparvero a menar strage nei seminati.
Egli è vero che riesce facile far caccia di scarafaggi nell’ epoche degli amori, disponendo monticelli di loppa di frumento lunghesso le carraie dei luoghi infestati: ma è altresì vero che dopo averne io raccolto ben 30 litri in certo uno fondo, non però n’ebbi liberato il frumento.
Per lo che siate persuasi, o miei campagnuoli, che questo male non ci ha riparo se non disperando, non seminando cioè quel grano che andrà certamente perduto nella massima parte. « Una salus… uullam sperare salutem ».
Vogliate peraltro esperimentare anche la conseminagione dei frantumi di Lupino, come suggerisce l’egregio Prof. Berloloni per distruggere gli zabri, almeno per poter dire = ho provalo anche questa! =-.
Dott. L.Ghirelli